Avrà rispettato le aspettative? Scopriamolo insieme.
Il tempo è giunto, giovani padawan: Star Wars Jedi: Fallen Order è finalmente uscito. Il tanto atteso lavoro di Respawn Entertainment arriva sugli scaffali per PlayStation 4, Xbox One e PC, pronto a ribaltare le malelingue emerse dopo alcuni video promozionali e prove stampa che lo avevano bocciato. Dire che un gioco è pessimo dopo 7 minuti prova è molto superficiale. Nel genere action-adventure, si tratta di un titolo che effettivamente non inventa nulla di nuovo ma è pieno di elementi interessanti e da un’ottima solidità al gioco, con pochissimi punti deboli.
Dopo i due titoli de Il Potere della Forza, i fan chiedevano qualcosa che fosse ben diverso, qualcosa di più duraturo e che venisse strutturato meglio… magari anche qualcosa per cambiare genere dal solito Battlefront. Ma nonostante qualche difetto, mi sono veramente divertito con questo gioco e ho sperimentato la sensazione di essere un Jedi. Ma entriamo più nel dettaglio.
La storia è ambientata ben cinque anni dopo gli eventi di Episodio III – La Vendetta dei Sith: i Jedi sono stati sterminati, i Sith hanno vinto e l’Impero prende il posto della Repubblica. L’Ordine 66 è ancora attivo poichè ci sono Jedi che si nascondono, tra cui il nostro padawan Cal Kestis, in fuga dall’Impero e impegnato a sopravvivere. La storia però si baserà principalmente sul fatto che dovrete cercare di ricostruire l’ordine dei Jedi, indagando su un’antica civiltà estinta, svelando ciò che potrà dare nuova speranza alla galassia. Il vostro viaggio inizierà a bordo della Mantis, insieme al capitano Greez ed a Cere, ex Cavaliere Jedi.
Ma non solo, perchè come compagno fidato avrete il droide multiuso BD-1, dotato di abilità uniche da sbloccare nel corso del gioco e caratterizzato in maniera perfetta, dove accompagnerà Cal nel viaggio su ben cinque pianeti. Il gioco si alterna tra momenti di insidie e tensioni a momenti divertenti, che esalteranno sia i fan della saga che del genere. Questo gioco riesce a coniugare in maniera perfetta la sua storia con quella canonica voluta da George Lucas, aggiungendo qualche novità in più e senza essere esagerato.
Gli inquisitori saranno il nostro nemico principale, sopratutto la Seconda Sorella, un rapporto tra i due che andrà ad elevarsi nel corso della storia e che presenterà nuovi elementi interessanti, con una sceneggiatura ben articolata, anche se effettivamente nella trama manca quel pathos per renderla accattivante. Creare una storia originale in un universo così ampio non è cosa facile, ma spesso ci sono dei dettagli già visti che non sorprendono più di tanto: trama semplice e senza grandi novità in queste 15/20 ore di gioco complessive di storia.
Inizialmente il nostro Cal sarà un po’ “legnoso”, giustificato dal fatto che le nostre abilità saranno totalmente base, ma grazie alla storia, sarà possibile acquisire punti da sfruttare in potenziamento per le qualità del sistema di combattimento, vita e qualità dell’esplorazione. Il modo per farlo sarà in alcuni punti della mappa dove sarà possibile entrare in meditazione e scegliere due opzioni: riposarsi, quindi ricaricare la barra della vita, o migliorare il proprio personaggio grazie a questo sistema ramificato delle abilità. Inoltre sarà possibile anche potenziare e modificare la propria arma grazie agli oggetti ottenuti nelle casse che si troveranno nella mappa, semplicemente tornando sulla Mantis.
La conduzione del gioco ricorda un po’ l’ultimo God of War, un’organizzazione a compartimenti ed aree tipicamente da action-adventure moderno. Ogni pianeta ha una percentuale di completamento, ciò vuol dire che sarà possibile l’esplorazione completa di ogni pianeta ma alcune aree saranno accessibili solo dopo aver sbloccato determinate abilità. Cosa vuol dire? Che alla fine del gioco, sarà possibile tornare sui pianeti e scoprire nuovi passaggi, visto che determinate abilità saranno la chiave di volta per accedere a determinate aree inizialmente precluse. L’uso della Forza ovviamente è scontata: sarà possibile scalare imponenti pareti, attirare oggetti a sè, usarla contro i nemici per immobilizzarli il tempo necessario per colpirli, sbloccare ponti ed effettuare doppi salti.
Nel corso della storia, risveglieremo momenti in cui Cal ricorderà gli addestramenti Jedi da bambino, divise in ramificazioni di un unico albero delle abilità. Non esistono livelli, non c’è un vero e proprio sistema di crescita del personaggio. Per ottenere i punti esperienza, utili per sbloccare le abilità, bisognerà riempire la barra, la quale si riempirà quando sconfiggerete nemici e boss facoltativi.
Il gioco è la dimostrazione che dalle basi di un combat system piuttosto semplice, si può costruire una variante che ti offre valide alternative in combattimento e che si adatteranno perfettamente ai quattro livelli di difficoltà del gioco. C’è da dire che la difficoltà può essere tranquillamente cambiata in qualsiasi momento, ma non porterà a restrinzioni o cambi di routine comportamentali da parte dei nemici: l’unica differenza dei livelli li porta sul tempo di parata e i danni subiti. I danni subiti saranno maggiori man mano che aumentiamo la difficoltà e la parata sarà più difficile, questo ci comporterà a scegliere bene i temi di azione per respingere i colpi. Il problema dell’aumentare la difficoltà sta anche nel checkpoint che non sarà automatico, perchè il falò sarà il punto di salvataggio e se andrete tanto avanti nel gioco senza fare vari falò, nel momento in cui morirete vi toccherà ricominciare dall’ultimo punto. Discutibile come scelta a tratti punitiva, ma alla fine sta a noi gestirci bene il gioco, visto che comunque ci sono vari falò nelle mappe.
La fase adventure non è molto impegnativa, spesso ricorda Uncharted e Tomb Raider: buoni, ben realizzati con enigmi ambientali che richiedono l’uso dell’ingegno e una buona manipolazione degli oggetti attraverso l’uso della Forza. Non si perde mai di ritmo e non ci sono mai momenti di rallentamento. Dal punto di vista tecnico qualcosa da dire c’è, perchè la fretta ha sempre giocato un brutto scherzo alla qualità. La scelta di EA di lanciare il gioco nel periodo pre-natalizio, invece di seguire l’ondata del film in arrivo paga, perchè questo ha portato a non concedere a Respawn più tempo per sistemare qualche dettaglio qua e la.
Non ci sono grosse critiche, il gioco è strutturato in maniera quasi perfetta anche per un discorso di espressioni facciali o resta recitativa dei personaggi. Eppure si notano dei caricamenti in ritardo degli strati di texture, alcune superfici con bassa risoluzione, alcune animazioni un po’ grezze e delle transazioni poco fluide tra una combo e l’altra. I tempi di caricamento tra una morte e l’altra sono troppo lunghi, dai 30 ai 45 secondi per rientrare in partita e la realizzazione tecnica non è così eccelsa da definirlo gioco da tripla-A. Il motore Unreal Engine 4 è poco sfruttato, con limiti tecnici che si potevano evitare. Questo però non vi deve demoralizzare, perchè a parole sembra chissà cosa, ma in confronto al prodotto finale sono veramente di poco conto, tanto da non togliervi il gusto di giocare.
Per essere la prima esperienza di Respawn in questo genere, è andata veramente bene, certo qualche accortezza in più su combat system non avrebbe fatto male. E’ un gioco che non finisce una volta finita la storia, ma rimane totalmente esplorabile e avrete la possibilità di puntare al platino dei trofei. Dopo molto tempo, torniamo ad apprezzare Star Wars in un action-adventure. Certo, paga un pochino la fretta di farlo uscire con qualche difetto tecnico facilmente evitabile e una storia che tutto sommato non presenta grandi colpi di scena, ma il gameplay è fatto molto bene e si ispira molto ai lavori di From Software con Dark Soul, dando vita ad un continuo colpire, schivare e parare.
Per chi ama Star Wars è un ottimo gioco ma è divertente anche per chi non è un fan del franchise ma ama il genere in terza persona con action game, grazie alla sua longevità. Non il migliore come gioco, ma dopo tanto tempo fa piacere vedere qualcosa di diverso.